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Dieci anni di sportello d’ascolto nelle scuole di Roma

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L’Istituto di Ortofonologia (IdO) previene il malessere delle giovani generazioni in oltre 70 scuole di Roma e Provincia da circa 9 anni, attraverso il lavoro di sportelli d’ascolto dedicati a studenti, docenti e genitori.

L’esperienza quasi decennale è stata presentata a Roma in occasione del convegno ‘Lo sportello tra i banchi. Un approccio psicodinamico nell’ascolto dei ragazzi’. Secondo i dati diffusi dall’IDO, sette studenti su dieci vorrebbero uno sportello d’ascolto attivo nella loro scuola per trovare uno spazio di supporto e contenimento dei propri vissuti emotivi. Alla domanda ‘Ci andresti?’ un ragazzo su due ha detto sì, e ci andrebbe con un amico nel 58% dei casi, da solo nel 35%, con un genitore il 4% e infine il 3% con un insegnante.

Dal 2005 a oggi l’IdO ha portato nelle classi italiane 33 progetti e campagne di prevenzione, formazione e supporto psicologico. Mentre nel corso dell’anno accademico 2013-2014 ha già effettuato circa 8mila colloqui diretti con gli studenti, 525 incontri con i genitori e 300 interventi nelle classi con più di 10mila questionari somministrati, per il lavoro continuativo di una rete capillare di 20 psicologi-psicoterapeuti esperti. Si fornisce anche supporto psicologico attraverso lo sportello on line, che da settembre 2012 ha totalizzato 1.500.000 contatti e richieste di aiuto.

”Negli sportelli a scuola proponiamo un ascolto psicodinamico – ha spiegato Flavia Ferrazzoli, coordinatrice dell’equipe di psicoterapeuti dell’IDO che lavora nelle scuole – un contenimento a più livelli: attento alla pancia, al cuore e alle narrazioni delle persone. Aspetti fondamentali sono la mediazione e l’ascolto globale all’interno del grande sistema scuola, fatto di insegnanti, dirigenti, personale Ata e genitori. La nostra ottica è quella di aprire e non di chiudere”.

Il lavoro dello sportello d’ascolto nelle scuole ha solitamente un tempo ben definito, gli adolescenti sono accolti per circa 4-5 colloqui. ”Il ruolo dello psicoterapeuta è sempre quello di una funzione ponte – ricorda Ferrazzoli – volta a creare un collegamento prima tra genitore e figlio, poi tra il giovane e i servizi presenti sul territorio”.


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